Giovani e pandemia

Giovani e pandemia

Come già spiegato in questo articolo, che fa riferimento ai dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità, fermo restando che ogni vita è preziosa e degna di essere protetta, dal punto di vista statistico i morti per covid-19 under 40 sono un numero davvero irrisorio, e a differenza di quanto è stato detto in alcuni periodi (specie con l’arrivo della variante delta) sono rimasti più o meno costanti per tutto il periodo della cosiddetta “emergenza”. L’ultimo rapporto dell’ISS, aggiornato purtroppo soltanto al 10 gennaio 2022, indica in 440 il numero totale di persone under 40 morte mentre erano positive al covid-19. Quel rapporto ISS purtroppo non indica più quanti di questi 440 non avevano alcuna patologia concorrente, ma possiamo ricavare il dato con una proporzione rispetto al precedente rapporto. Ne discende che solo 55 di questi 440 under 40 deceduti non aveva alcuna patologia concorrente.

55 under 40 deceduti in totale nell’arco di 2 anni sono un numero molto ridotto su un totale di 25 milioni di under 40, e simili numeri non giustificano alcun tipo di paura né l’adozione di particolari precauzioni. Per fare un confronto, gli under 40 che ogni anno muoiono per incidente stradale sono circa un migliaio (di cui la stragrande maggioranza conducenti), quindi un numero 50 volte superiore. Di conseguenza, la guida dovrebbe fare molta più paura rispetto al covid-19. E gli esempi potrebbero continuare citando molte altre cause di morte. Vale la pena citare soltanto i dati legati al suicidio (circa 800 under 40 ogni anno), visto che sono aumentati del 20% durante il periodo pandemico, specie tra i giovani, e che sembrano essere diretta conseguenza dell’isolamento dovuto ai lockdown. È dunque molto probabile che chi è giovane muoia più per gli effetti della gestione pandemica e del clima di terrore ingiustificato generato dai media, che non di covid-19.

Ma veniamo a ciò che è stata spacciata come soluzione per questo non-problema delle morti giovanili per covid-19: la vaccinazione.

In una prima fase della cosiddetta pandemia, è stata anche fatta passare per atto di altruismo e di protezione dei fragili, ma ben presto sono emersi i dati e i pareri autorevoli sul fatto che la possibilità di contagiarsi e contagiare fosse non solo possibile anche in seguito alla vaccinazione, ma addirittura ben poco inferiore rispetto a un non vaccinato.

Il vaccino inoltre non protegge mai al 100%, e la sua protezione scende in modo vertiginoso nell’arco di pochi mesi, fino a diventare addirittura negativa (cioè le probabilità di contrarre il covid-19, dopo un certo numero di mesi, aumentano per chi si è vaccinato rispetto a chi non si è vaccinato).

C’è poi tutta la questione delle reazioni avverse a breve, medio e lungo termine. Per il momento si ha qualche dato solo su quelle a breve termine, ma purtroppo il rapporto AIFA non indica in dettaglio la distribuzione per fasce d’età delle segnalazione di morte in seguito alla vaccinazione. Si nota però che la fascia più colpita da reazioni avverse sia quella 30-39, e anche tra i 20-29 la percentuale è molto elevata. Le vaccinazioni tra gli under 18 sono iniziate significativamente più tardi rispetto a quelle delle fasce d’età più avanzate, quindi è probabile che anche tra i 10-19 anni le segnalazioni aumenteranno nei prossimi mesi. Anche per i dati AIFA sulle reazioni avverse in base alle fasce d’età si rimanda a questo articolo.

Tutti ci ricordiamo di un caso emblematico di morte da vaccino anti-covid-19, quella di Camilla Canepa. Una ragazza sana, che aveva una probabilità irrisoria di ammalarsi in modo grave di covid-19, e ancora più bassa di morire in seguito a quella patologia. È stato proprio il vaccino a stroncarla.

Ma non esiste solo la morte come reazione avversa grave. Ci sono paralisi, invalidità, patologie cardiache. E queste sono soltanto le reazioni avverse a breve termine. Per quelle a medio e lungo termine dovremo aspettare i prossimi anni. Ricordiamo che il vaccino è tuttora in fase di sperimentazione, e che a dirla tutta non è neanche un vaccino, ma un siero genico che utilizza una tecnica a mRNA studiata sì da alcuni anni, ma in tutt’altro ambito, e mai sperimentata prima su un numero così elevato di persone.

Insomma, in buona sostanza: chi è giovane, non ha alcun motivo per temere il covid-19 e quindi anche se esistesse un vaccino molto efficace e molto sicuro (non è questo il caso), non avrebbe alcun motivo di assumerlo, perché quel poco rischio di reazioni avverse non varrebbe comunque la candela. Di fronte a un siero sperimentale, la scelta dovrebbe essere ancora più scontata: assumerlo non ha davvero alcuna giustificazione.

La libertà è una condizione naturale dell’essere umano, e non può essere concessa. Che il green pass e/o il siero magico regalino la libertà è una pura illusione: la nostra libertà e i nostri diritti ce li abbiamo dalla nascita; ce li hanno prima tolti, per poi riproporceli, ma a un prezzo. E la vera libertà non si paga.

Apriamo gli occhi. Informiamoci. Fermiamoci finché siamo in tempo. Ne va del nostro futuro.

 

Gabriele Nannetti

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *