Quando la vaccinazione diventa uno stupro

Quando la vaccinazione diventa uno stupro

Sul dizionario la definizione di stupro è “atto di congiungimento carnale imposto con la violenza”; e questa violenza può identificarsi anche in un ricatto. Nel caso del ricatto la persona e il suo corpo vengono utilizzate come merce di scambio, ad esempio in campo lavorativo lo scambio tra una prestazione sessuale e un avanzamento di carriera, o la concessione di un favore.

Penso si possa affermare con ragionevole sicurezza che il congiungimento carnale in sé non è una violenza, ma anzi è un atto di amore, il raggiungimento tra due esseri diversi di una complicità e di un’intesa meravigliosa o comunque almeno un piacevole incontro tra due esseri che si desiderano. E questo lo accogliamo come qualcosa di “buono per noi”.

Ma tutto cambia quando uno dei due non è d’accordo, quando questo atto è imposto da un soggetto all’altro con violenza o ricatto. Da qualcosa di bello, diventa qualcosa di orrendo e destabilizzante. Qualcosa di “cattivo per noi”. Infatti è sano pensare al nostro corpo come qualcosa di proprio e invalicabile, come se una bolla di aria invisibile lo circondasse e lo proteggesse dalle ingerenze esterne. Per far entrare qualcuno o qualcosa in quella bolla è assolutamente necessario il nostro permesso e il nostro consenso, che devono nascere da un nostro profondo desiderio di benessere.
In se stesso, il congiungimento carnale non è né buono né cattivo; ma il suo significato, positivo o negativo, prende forma dalla volontà della persona.
Ciò premesso, vorrei fare il confronto con un atto medico che, gioco forza, deve “invadere” il nostro corpo con un medicinale, sia esso una pasticca, un’iniezione o quant’altro.

Se siamo convinti che quel medicinale ci gioverà, daremo il nostro consenso affinché quel medicinale superi la famosa bolla e ci venga somministrato. Lo accoglieremo pertanto come qualcosa di “buono per noi”. Diverso è quando questo atto viene percepito come come qualcosa di dannoso. I medicinali non sono mai del tutti innocui. I medicinali possono uccidere e uccidono anche quelli che in determinate occasioni salvano la vita. I medicinali “invadono” il nostro corpo e lo cambiano. Alterano dei meccanismi biologici importanti, possono avere gravi effetti collaterali che possono rovinare la vita futura. Ecco perché quando ricevo un medicinale devo essere consapevole di quello che mi succede ed essere nella possibilità di accettarlo o rifiutarlo, senza violenze e ricatti; senza questa condizione, lo percepirò come qualcosa di “cattivo per me”. Nessuno e niente può oltrepassare quella bolla senza il mio permesso. Altrimenti si tratta di stupro. Poco importa se quel medicinale è necessario. Se è necessario al mio corpo, in ultima analisi, lo devo decidere io. Altrimenti è “orrendo per me”. Altrimenti è uno stupro.

Naturalmente faccio questa riflessione alla luce dei tristi avvenimenti e delle tristi regole ricattatorie che stanno spuntando fuori nel patetico tentativo di arginare l’avanzare di un virus che, volenti o nolenti, ha da fare il suo corso.
Obbligare con un ricatto (o ti vaccini o non vai da nessuna parte) una persona a farsi inoculare 40 trilioni di filamenti di mRNA che invaderanno il suo corpo generando miliardi di proteine Spyke estranee al suo organismo nella profondità dei meandri biologici dove si progettano le nostre risposte vitali è qualcosa di molto destabilizzante.
Se la persona “accetta” in piena coscienza questa pratica, bene, è lei che sceglie in libertà. Ma se la persona viene ricattata con concessioni e benefici (in realtà diritti che già aveva e che gli vengono soltanto restituiti) o peggio ancora intimidazioni, questo è uno stupro. In tal caso, la persona ha due vie da seguire: o lottare con tutte le sue forze per evitare lo stupro fino forse alla morte, o soggiacere al ricatto e accettare l’iniezione con la morte nel cuore, percependo il suo corpo stuprato.

In entrambi i casi, lo stupratore, cioè lo Stato, resta sempre un criminale.

Enrica Martolini