Nelle Fauci dell’inazione

Nelle Fauci dell’inazione

Storia di una, anzi tre, anzi quattro, manifestazione/i

Questo articolo vuole dare una chiave di lettura della giornata del 17 giugno 2023 a Siena, in cui Anthony Fauci ha ricevuto una laurea ad honorem, e in cui ci sono state proteste per contestare questa onorificenza e il biotecnopolo. Oltre a inquadrare meglio la situazione andando un po’ indietro nel tempo, si cerca di analizzare il caso di Siena per valutare lo stato generale delle proteste dei movimenti “anti-sistema” nati nel periodo pandemico, la qualità delle strategie di lotta attuali, e alcune proposte per delle possibili alternative.

Sono solo riflessioni, non sono sentenze. L’augurio è che queste e altre riflessioni portino a un dibattito civile e aperto che faccia emergere proposte e soluzioni per proseguire al meglio la lotta al transumanesimo, alle armi batteriologiche e virologiche, ai sistemi di identità digitale e credito sociale, al controllo e alla censura dell’informazione, alle limitazioni alla libertà personale, al capitalismo sanitario, ai signori della guerra a tutti i costi, alla disgregazione degli individui e dei rapporti sociali.

Un salto indietro nel tempo

Il ministro stringe la mano al suo eroe. La loro gestione pandemica, rispettivamente in Italia e negli USA, è praticamente identica. Chi ha copiato chi?

Dicembre 2021: nasce la fondazione Biotecnopolo di Siena, con la legge di bilancio 234/2021 passata in Senato che le garantirà 37 milioni di euro per i primi tre anni, e 16 milioni di euro all’anno per gli anni successivi. Soci fondatori sono il ministero dell’Economia e delle Finanze, quello della Salute e quello dell’Università e della Ricerca, l’Università di Siena, il Cnr, la Fondazione Toscana Life Sciences, la Regione Toscana e gli enti locali della provincia di Siena. La struttura del Biotecnopolo dovrebbe promuovere “ricerca applicata e innovazione nel campo delle scienze della vita”.

Gennaio 2022: già si parla del biotecnopolo come futuro hub antipandemico, per il contrasto alle pandemie.

Maggio 2022: arriva l’annuncio, per bocca dell’allora ministro della salute Speranza, della collaborazione di Anthony Fauci con l’hub antipandemico di Siena.

Chi è Anthony Fauci? Immunologo, direttore del NIAID (l’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive) dal 1984 al 2022 e consulente dei presidenti USA dal 1989 (con Reagan). Impossibile negare la sua influenza sulla sanità e sulla politica americana degli ultimi 40 anni, non ultima la gestione della pandemia da COVID-19. Per maggiori informazioni su Anthony Fauci, si consiglia la lettura del libro di Robert Kennedy Jr.

Siena, 17 giugno 2023: alle ore 11, nell’aula magna dell’Università di Siena, Anthony Fauci viene insignito della laurea honoris causa insieme al microbiologo Rino Rappuoli, responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo di GSK Vaccines e direttore scientifico del Biotecnopolo di Siena.

Parentesi: ricordiamo la GlaxoSmithKline, di cui la GSK Vaccines è la divisione che si occupa dei vaccini, per scandali come questo del 2004 o questo del 2014. Il Biotecnopolo è in buone mani, e non si ravvisa alcun conflitto d’interesse per il fatto che il responsabile di un’azienda privata sia anche direttore di un polo scientifico finanziato da soldi pubblici. Tutto nella norma (italiana), insomma.

Le due lauree verranno conferite alla presenza del rettore Roberto Di Pietra, del Ministro dell’Istruzione Bernini, e del sindaco Nicoletta Fabio.

Reazioni

Per Fauci non è il primo riconoscimento honoris causa (un anno prima aveva ricevuto un dottorato dalla Sapienza di Roma, per un totale di 61 lauree regalate in tutto il mondo), ma la notizia desta notevole fastidio nell’ambito dei movimenti che hanno contestato la gestione pandemica e la politica vaccinale in Italia, dato che questa ha ricalcato in modo pressoché identico quella del ministro Speranza. Simili anche i risultati: cure negate, protocolli inadatti a trattare la malattia, decine di migliaia di segnalazioni di morte per eventi avversi, milioni di segnalazioni di eventi avversi gravi, curve di contagio non migliori di quelle di paesi che hanno adottato misure restrittive minime o che hanno tassi di vaccinazione inferiori.

Sembra a dir poco fuori luogo premiare addirittura con una laurea ad honorem qualcuno che è l’emblema di una politica sanitaria fallimentare e di una gestione scellerata della pandemia. Qualcuno che è stato addirittura messo sotto accusa dalla commissione statunitense sulla pandemia.

Le motivazioni addotte

Le lauree honoris causa sono “[…]una forma di ringraziamento per il contributo portato alla scienza e alla conoscenza” ricorda Roberto Di Pietra.

Nelle parole di Francesco Dotta, incaricato di presentarlo, Fauci “ha lasciato un segno indelebile nella vita di tante persone“. Sulla vita, sul braccio, a volte sulla tomba.

Fauci viene premiato per i suoi studi sull’HIV. Curioso che chi si è occupato a lungo del virus che può causare l’AIDS sia anche uno dei propugnatori dei sieri genici, che alcuni studi sembrano indicare come cause delle sindromi denominate VAIDS.

Difficile anche ignorare la coincidenza per cui il premio nobel Luc Montagnier, divenuto noto e premiato proprio per i suoi studi sull’HIV, in questi anni sia stato censurato, offeso e lasciato inascoltato dal mainstream e da molte virostar, mentre un altro “esperto” di HIV venga invece portato in palmo di mano come una sorta di messia.

I reali motivi

Fauci sarà consulente per il Biotecnopolo di Siena, di cui Rappuoli è il direttore scientifico. Queste lauree sono un modo per dare prestigio a queste due figure chiave di questo biolaboratorio di ricerca. Non c’è molto altro da aggiungere.

Cosa era doveroso fare

Per chi ha da sempre contestato la gestione sanitaria del ministro Speranza, viste le dirette analogie con quella di Fauci, era naturale andare a contestare apertamente questo riconoscimento, visto come ulteriore tassello nella farsa pandemica, e schiaffo morale alle vittime delle cure negate per il COVID e degli eventi avversi da siero genico. Per non parlare delle morti improvvise che restituiscono anche nel 2022 un eccesso di mortalità fuori dalla norma e colpevolmente silenziato dai media.

Come capitato in varie occasioni durante le uscite pubbliche di Speranza, contestato dalle folle, bisognava cercare di fare due cose:

  1. Creare consapevolezza nei cittadini (in questo caso di Siena) di cosa stesse accadendo nella loro città.
  2. Cercare di far arrivare a Fauci e a chi lo premiava il dissenso di chi andava a contestarlo.

Per fare questo era necessario avvicinarsi al luogo della premiazione durante l’orario della premiazione o quantomeno far notare la protesta alle istituzioni che conferivano il premio.

Certo, che la città sarebbe stata blindata e la sicurezza fosse alle stelle era chiaro, ma ci si poteva almeno provare.

Cosa viene fatto

In uno schema già visto, viene organizzata una manifestazione sul calco di quella di Pesaro (e tante altre prima di essa). Gli ingredienti per il nuovo format “manifestazione” (molto festa e poca azione) sono:

  • Scegliere un luogo (e un orario) lontano dalle figure chiave contro cui si protesta.
  • Scegliere un luogo poco frequentato anche dai cittadini e dalle istituzioni.
  • Preparare una lunga lista di ospiti che si contenderanno il palco: musicisti, influencer, medici, avvocati, etc.
  • Dire “siamo tutti uniti”, salvo che poi questa unità non si vede e non si mette in pratica mai.
  • Appoggiarsi a uno o più dei suddetti influencer per organizzare il tutto, con il sostegno economico dei gruppi che vogliono aggiungere il loro logo alla lista delle sigle aderenti.
  • Allestire banchetti con varie mercanzie: libri, magliette, cappellini.
  • Non fare un corteo, non fare volantinaggio, non avere contatti con la cittadinanza del posto.

Essenziale è poi che gli ospiti raccontino fatti e propongano riflessioni che risuonino con il pubblico. Riflessioni, risonanze. Riflesso, eco. Eco chambers. Detto in italiano: “ce la cantiamo e ce la suoniamo”. È importante che il pubblico si senta di stare con persone che la pensano come lui, come l’algoritmo dei social che ti propone solo contenuti che rafforzano le tue convinzioni.

Lo scopo?

Non si comprende l’utilità di questo tipo di iniziative. Chi partecipa impegna soldi, tempo ed energie, per ottenere in cambio quasi una sorta di spettacolo a cui assiste in modo perlopiù acritico, come fosse a teatro a guardare una rappresentazione per cui ha pagato il biglietto. Solo che fuori dal teatro i problemi di cui si parla dentro il teatro sono ancora lì, e gli eventi si snodano. Il teatro a volte è pieno sì, ma il mondo fuori è grande, e il teatro è piccolo. Ed è un teatro clandestino, per pochi, che se non sai dove trovarlo, neanche ti accorgi che esiste.

Ma perlomeno, qualcuno dirà, queste occasioni servono a consolidare il movimento, rafforzarlo, in modo che la volta successiva siamo sempre di più e sempre più forti. È davvero così?

Il peso di Pesaro

Come abbiamo ricordato, questa manifestazione ha ricalcato in buona parte quella di Pesaro che sì, ha visto una partecipazione circa 10 volte superiore a quella di Siena, ma anche 10 volte inferiore alle aspettative, e non ha saputo convogliare i manifestanti verso un obiettivo sensibile. Non sono mancate le proteste per la location lontana chilometri da ogni forma di vita e per il corteo autoreferenziale lungo vie deserte, oltre che per la lunga passerella di personaggi che si sono contesi il palco. Risultato: molti dei partecipanti sono rimasti delusi e si sono sentiti in parte anche ingannati perché si aspettavano tutt’altro. Questi malumori, a quanto pare, non sono stati recepiti, e questo indubbiamente ha pesato sulla partecipazione a Siena.

Manifestazione unitaria

L’intento iniziale è una manifestazione unitaria, dove non sia preclusa la presenza a nessuna sigla: associazioni, movimenti, partiti, singole persone. L’unico accorgimento è che i rappresentanti dei partiti non parlino dal palco, perché dev’essere una manifestazione del popolo, dei comuni cittadini. Come se delle persone che da almeno due anni calcano i palchi di tutta Italia, contando migliaia, decine di migliaia, a volte milioni di follower fossero comuni cittadini. Ma l’accorgimento è meglio che niente, considerando che i partiti, persino quelli “anti-sistema” hanno già dimostrato con la tornata elettorale la loro incapacità di unirsi e di unire. Si diceva: restano i benvenuti ma non parleranno dal palco.

Qualcosa però rovina questa “festa dell’unità”.

L’assessore dello scandalo

I movimenti di Siena fanno un passo falso, invitando a fare da portavoce della manifestazione e della lotta al Biotecnopolo l’ex-assessore alla sanità di Siena, tale Francesca Appolloni. Poco tempo dopo l’intervista di Arnaldo Vitangeli a questa persona, Luca Teodori, rilanciato da Sandro Torella, fa emergere un video in cui mette assieme vari post e dichiarazioni pubbliche della Appolloni in cui traspare un atteggiamento per nulla ostile alle politiche pandemiche (anzi!). Magari nel frattempo l’ex-assessore avrà cambiato idea (e questo sarebbe da lodare), ma certe cose pesano e rendono certe partecipazioni ufficiali poco opportune. Perdipiù, la Appolloni sembra contestare il biotecnopolo più per le ingerenze americane che non per motivi sostanziali (se fosse italiano andrebbe bene?). Il video di Teodori, rilanciato anche dal comico, attore e regista Sandro Torella, fa scalpore e sembra far riflettere un po’ anche alcuni degli organizzatori della manifestazione ai giardini La Lizza. In un incontro a quattro tra Vitangeli (La Finanza sul Web), Di Stefano (Le Partite IVA), Torella e Andreini, una delle cittadine di Siena, si analizza l’inopportunità di aver scelto quella persona come portavoce, visti i suoi trascorsi e la sua natura istituzionale/di partito. Cosa quest’ultima di per sé non ostativa, se non fosse che si era deciso che in quella piazza sul palco non sarebbero saliti rappresentanti delle istituzioni o dei partiti. Quindi doppia contraddizione.

L’incontro a quattro fa emergere una certa autocritica costruttiva da parte di Vitangeli, un’evasione del tema da parte di Di Stefano, giustificazioni poco credibili da parte della Andreini. Da parte di Torella arriva una proposta interessante: sgomberare il palco e limitarsi a un messaggio audio o video professionale di qualche decina di minuti, in modo da togliere i riflettori dai soliti oratori e darli più alla protesta. La proposta arriva non senza un certo atteggiamento di superiorità di Torella, che si propone come voce e montatore per realizzare suddetto video a pagamento. La professionalità si paga? Sì, certamente, si può pagare. Ma era professionalità anche quella dei medici che hanno curato gratis durante il COVID, dei (pochi) avvocati che hanno fornito consulenze pro bono, e delle migliaia di lavoratori che hanno offerto i loro servizi e le loro competenze per aiutare i sospesi dal lavoro e per realizzare le manifestazioni.

Se hai un’idea forte e vuoi togliere dal tavolo la questione ego, che contesti nella gestione altrui, puoi anche fare qualcosa senza chiedere un compenso.

Palla per la scissione servita! Palla per la scissione colta al balzo!

Vuoi per questo passo falso dei movimenti sulla Apolloni, vuoi perché c’erano già altri dissapori, senza perdere troppo tempo viene colta la palla al balzo per una nuova dimostrazione di divisionismo. La piazza da una diventa trina: e non c’è nulla di divino in tutto ciò.

Inutile dire che la proposta di Sandro Torella cade nel vuoto e tutto procede più o meno come nel copione stabilito.

Il Signore delle Fauci: le Tre Piazze

Piazza Madre Teresa di Calcutta

È la piazza di Italexit, Ancora Italia, Libera Italia, Alternativa, Fronte del Dissenso. In una posizione ravvicinata ai giardini La Lizza, inizia prima delle altre due piazze e termina poco dopo che è iniziata la seconda. Transitando in auto intorno alle 12, si possono contare una cinquantina di persone, e uno degli oratori del momento urla a squarciagola che non sarebbero mai andati nell’altra piazza, neanche se li avessero invitati.

L’affermazione pare non essere condivisa da tutti, dato che alcuni protagonisti di quella piazza si ritrovano a girare per i giardini la Lizza già verso le 14.30-15.00. Le piazze sono di tutti, ovviamente, quindi è una scelta legittima partecipare a più di una. Un po’ poco opportuna forse, se si è sputato sull’altra organizzazione fino a pochi giorni prima, e ancora meno se – come nel caso di qualcuno – si finisce per essere intervistati proprio nella piazza che si contestava, divenendone curiosamente dei rappresentanti nei video che circoleranno.

Giardini La Lizza

È la piazza più partecipata, ma non si arriva a mille persone nel momento di massima affluenza. Il programma è il solito di cui abbiamo già parlato prima. Lunga lista di oratori e intrattenitori, circondati da gazebo con materiale informativo ma soprattutto prodotti in vendita. C’è un bell’allestimento di cartelli con le vittime silenziose dei misteriosi “malori” di questi anni, tanti manifesti e striscioni che affermano principi giusti e contestano Fauci. È sicuramente una piazza di brave persone, sopra e sotto il palco, ma l’atmosfera è più da spettacolo che da manifestazione. In base a chi c’è sul palco, partono più o meno applausi, si avvicinano più o meno persone intorno (sempre e solo quelle già presenti in piazza, è bene sottolineare).

La piazza è abbastanza isolata e poco frequentata dai senesi, tanto da non attirare grande attenzione di nessuno dei passanti. Tra l’altro, alla richiesta “Siena c’è?” da parte del presentatore, si alza un silenzio assordante, a rappresentare come non si sia riusciti a coinvolgere neanche gli abitanti della città che ospita l’iniziativa. Non molto diverso da Pesaro, anche questo aspetto, ma forse più netto ancora. Paradossalmente, qualcuno di Pesaro c’è, a ricambiare l’appoggio ricevuto con la precedente manifestazione, o anche semplicemente perché crede che sia doveroso contestare Fauci.

Il palco chiude alle 18.30, con un’ora di anticipo rispetto al previsto, e con ormai poche decine di persone rimaste a riflettere sulla giornata.

Nota positiva: queste occasioni talvolta servono a conoscere altre persone con cui è possibile collaborare fruttuosamente, e a consolidare i rapporti con chi si conosce già.

Piazza Guido Saracini

Aletheia organizza questa terza manifestazione all’interno della città, a un orario che coincide con la cerimonia del Graduation Day in Piazza del Campo (se ne parlerà più approfonditamente poco più sotto). 3V è presente anche qui: le sue bandiere erano in tutte e tre le piazze, a simbolo di grande coerenza con le accuse e le contestazioni fatte dal suo leader – qui anche in veste ufficiale di oratore – all’organizzazione della Lizza.

Interessante sottolineare anche la presenza come relatrice della Barbadoro, la stessa giornalista di Byoblu che ha coperto mediaticamente le altre manifestazioni e a cui va il ringraziamento per aver dato visibilità alla giornata.

La partecipazione è di meno di cinquanta persone.

Traendo le somme, l’unica piazza numericamente rilevante è quella dei giardini la Lizza, e anche sommando i partecipanti alle altre due, non sarebbe cambiato nulla. Certo, è possibile che senza la divisione, i numeri sarebbero andati oltre alla somma aritmetica, ma non è detto.

In definitiva, con numeri ridotti ovunque, la presenza di tre iniziative diverse in tre momenti diversi e tre luoghi diversi della città potrebbe aver aiutato qualche cittadino ignaro in più a imbattersi nella tematica del giorno, pur non aiutando di certo la creazione di un movimento compatto di opposizione al sistema.

La Quarta Piazza

C’è però ancora un’ultima iniziativa di cui accennare, non fosse altro per il piccolo riscontro che ha ottenuto sui cittadini di Siena e su alcuni giornali (vedi per esempio l’articolo sulla Nazione che usa come foto per i giardini La Lizza un’istantanea scattata invece da tutt’altra parte).

Possiamo chiamarla La Quarta Piazza, cioè Piazza del Campo. Infatti, dopo che alcuni singoli cittadini avevano tentato alle 11.00 di arrivare nei pressi dell’Aula Magna dove sarebbe stato premiato Fauci, zona ovviamente blindata dalla polizia, qualcuno ha pensato di far arrivare la protesta almeno agli stessi soggetti che avevano presenziato alla cerimonia mattutina. Non c’è stato alcun annuncio, non c’è stata una chiamata alle armi, non c’erano volti noti, non c’erano costi annessi. Solo dei semplici esseri umani desiderosi di esprimere la propria indignazione.

E allora, in occasione del Graduation Day, giornata delle lauree in stile americano, presenti il ministro dell’Istruzione Bernini, il sindaco Nicoletta Fabio e il rettore Roberto Di Pietra, una piccola delegazione di cittadini toscani, con una ancor più piccola rappresentanza ligure, hanno esposto alcuni striscioni ai presenti in Piazza del Campo e lungo le strade della città.

Un gesto da poco, un’iniziativa di breve durata e di portata limitata, ma pur sempre qualcosa di più simile a una libera contestazione rispetto ai presidi statici lontani da tutto e da tutti. Da notare l’assenza di loghi sugli striscioni, perché ciò che conta è il messaggio, non da chi arrivi.

A parziale indizio che abbia dato più fastidio questo gesto simbolico di tutte le altre manifestazioni, l’intervento della sicurezza per far togliere gli striscioni, e articoli come questo, dove un cittadino indignato contesta quella azione, dando al contempo ulteriore visibilità alla cosa e informando indirettamente i suoi concittadini.

Da sottolineare anche come nel mini-corteo lungo le strade di Siena, lo sguardo e le reazioni dei passanti denotassero come, nella maggior parte dei casi, neanche fossero a conoscenza di chi fosse Fauci, né tanto meno che fosse presente quel giorno nella loro città. Sarebbe quindi stato molto utile essere presenti in più gruppi in varie zone della città, magari con qualche affissione e volantinaggio nei giorni precedenti e nel giorno stesso.

Conclusioni brevi

Le manifestazioni non possono e non devono diventare moduli preimpostati da compilare con qualche nome, un luogo e un orario, per poi riciclare la formula di volta in volta alla bisogna. Le manifestazioni possono e devono essere forme espressive libere del dissenso e occasioni per esprimere le proprie idee. Non sono contesti da spettatori, ma da attori; e ogni singolo cittadino può manifestare dove e come vuole, ma se vuole che il suo messaggio arrivi deve avvicinarsi all’oggetto/soggetto della protesta, o almeno a chi cerca di sensibilizzare o informare.

La partecipazione sempre più in calo, le divisioni sempre più evidenti e il linguaggio denigratorio usato da alcuni soggetti (vedasi questo video di Francesco Toscano) verso chi, perlomeno, un po’ di impegno ed energia ce li mette, evidenziano che con i vecchi schemi non si va più da nessuna parte.

Peraltro, con questo articolo non si è voluto proporre alcun nuovo schema, ma soltanto far riflettere sullo stato delle cose, e mostrare che anche senza nomi altisonanti, numeri stratosferici, fondi ingenti o organizzazioni consolidate alle spalle, si possono fare cose che un tempo erano all’ordine del giorno, e che adesso sembrano sogni proibiti, vale a dire le libere manifestazioni del proprio pensiero e della propria volontà.

Apriamo allora una fase di profonda riflessione e confronto, e magari salteranno fuori idee interessanti da attuare, insieme o divisi; contestandoci e criticandoci apertamente ma in modo leale e costruttivo, e sempre nel rispetto di chi, bene o male, l’impegno ce lo mette. Ma anche senza bisogno di questo, finiamola di aspettare la salvezza dall’alto, smettiamola di attendere la chiamata dei nostri leader, e riprendiamo in pugno, ciascuno come semplice essere umano, in piena responsabilità, la propria lotta quotidiana.

Alcune immagini della giornata

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