Libertà di espressione…

Libertà di espressione…

“La tua libertà finisce dove inizia la mia”. Quante volte abbiamo sentito utilizzare a sproposito questa frase, specie negli ultimi anni, per giustificare qualunque restrizione alla libertà, anzi “alle libertà” (costituzionali ma prima di tutto naturali)?

Certo, quel concetto ha una sua sostanza, se applicato nell’ambito giusto: molto banalmente, se occupo uno spazio fisico non potrà occuparlo un altro, per esempio. Risulta invece del tutto a sproposito quando si tratta di libertà di parola, di informazione, di stampa. In questi ambiti, la pluralità dei punti di vista, possibilmente ben argomentata, è fonte di ricchezza; e a ben guardare, dall’avvento di internet 2.0, uno spazietto (almeno digitale) c’è sempre per tutti. Purtroppo però, tramite il meccanismo mal bilanciato e pilotato dei social, tendiamo a vivere immersi in una bolla in cui troviamo continuamente persone che la pensano come noi, contenuti che ci danno ragione e danno un rinforzo positivo alle nostre convinzioni. È una sorta di effetto collaterale di una struttura creata ad arte con lo scopo di tenerci incollati agli schermi per più tempo possibile. Ma il discorso è complicato da affrontare in questa sede.

Sta di fatto che il dialogo, il dibattito, il confronto, sono tutte occasioni di arricchimento. Per evitare il fenomeno delle echo chambers, cioè esattamente quelle “scatole virtuali” dove viene amplificato il proprio punto di vista e occultati quelli contrari, bisogna talvolta partecipare a incontri che mettano in discussione le nostre convinzioni, ascoltare i propri “avversari” politici, e persino gli esperti e gli influencer verso cui nutriamo dei dubbi.

Da alcuni giorni abbiamo pubblicizzato la locandina della nostra iniziativa del 26 maggio 2023 (maggiori informazioni qui), che prevede la proiezione del docufilm “What is a Woman” alle 18.15 al nostro centro culturale, e il susseguente dibattito alle ore 21.00. Al dibattito sono stati invitati Furio Lambruschi (psicologo e psicoterapeuta), e Vincenzo Moggia (autore per la rivista online La Fionda). Sono entrambe persone che si sono occupate a fondo dell’argomento spesso sintetizzato approssimativamente nel concetto di “ideologia gender”. Presentano un punto di vista critico, ma in modo non ideologico, verso alcuni aspetti di questa ideologia (perdonate il gioco di parole), e ce li esporranno con esempi concreti e dati alla mano. L’incontro non è però una conferenza, ma un dibattito: sarà quindi gradita la partecipazione del pubblico alla discussione.

Nonostante questa impostazione, a qualcuno non è piaciuta la nostra iniziativa, e le motivazioni e le contromisure sono state espresse e manifestate in varie forme (alcune più rispettose, altre meno). A titolo esemplificativo, riportiamo un’email che, per trasparenza, riteniamo interessante pubblicare (omettendo il nome del mittente), insieme alla risposta che abbiamo inviato come Coordinamento Libertà Livorno. Buona lettura.

Oggetto: Preoccupazione rispetto a vs iniziativa
Corpo dell’email: All’attenzione del gruppo Libertà Livorno

Scrivo come privata cittadina per esprimere preoccupazione rispetto all’iniziativa da voi organizzata il 26 maggio con la proiezione del film di Matt Walsh e l’intervento di Furio Lambruschi e Vincenzo Moggia sul tema dell’identità delle donne.
Mi chiedo come un gruppo che si definisce libertario e contrario a ogni discriminazione possa dare spazio alle idee di un pezzo grosso della destra americana quale Matt Walsh, che infatti esprime idee reazionarie, misogine e transfobiche nella sua faziosa denuncia della presunta “ideologia gender”. Gli stessi discorsi portati avanti dal cattolicesimo integralista e dai gruppi fascisti in Italia, nonchè da alcuni gruppi che si definiscono “femministi” e di sinistra ma che esprimono una sorta di “terza posizione” che avalla gli stessi discorsi di chiesa e fascismo.
Non trovate, per cominciare, che invitare due uomini a parlare di identità femminile sia “leggermente” sovradeterminante e misogino di per sè?
Andando poi a vedere nel dettaglio di cosa si occupano questi due autori, vediamo come Vincenzo Moggia esprima contenuti antifemministi e ostili alle rivendicazioni LGBT (con le solite argomentazioni complottiste): https://www.lafionda.com/author/vincenzo-moggia/ che soltanto chi non ha alcuna conoscenza dei temi in questione non può non notare.
In quanto a Furio Lambruschi e al suo lavoro di psicologo, sappiamo che esistono diverse scuole e il mondo LGBT (in particolare le persone trans) ha spesso denunciato la patologizzazione di cui le persone non eterosessuali sono spesso vittima a opera degli stessi psicologi che dovrebbero sostenerle.
Vi chiediamo pertanto di aprire gli occhi sulle persone che state invitando e sul tipo di ideologia che vanno diffondendo e ad annullare di conseguenza l’iniziativa. In passato iniziative di questo tipo sono spesso state oggetto di contestazioni da parte di gruppi femministi e LGBT, per cui non escludiamo di prendere iniziativa in questo senso nel caso decideste di perseverare nel dare spazio a questo tipo di posizioni fascistizzanti.
Cordiali saluti,

<nome mittente>

Risposta del coordinamento Libertà Livorno:

Cara , <nome mittente>

Libertà Livorno è un movimento nonviolento e apartitico. Nel suo stesso manifesto, che ti invito a leggere (https://www.libertalivorno.it/manifesto/), oltre a schierarci in modo limpido e assoluto contro le discriminazioni e per la libertà, c’è scritto chiaramente che lottiamo per:

La libertà di espressione, di scelta, di circolazione.
Un’informazione indipendente, al servizio della conoscenza.
Una medicina che guardi al paziente come a un essere umano nella sua interezza, e che non curi i sintomi ma approfondisca le cause fisiche, ambientali e psicologiche delle patologie.
La prevenzione, le cure domiciliari, quelle precoci e in generale le terapie in qualunque fase del decorso della malattia, purché il paziente ne sia informato e decida di accettarle in piena consapevolezza dei rischi e dei benefici.

Perciò noi non guardiamo né al sesso né all’appartenenza politica quando invitiamo qualcuno a trattare un argomento, o quando proiettiamo un film. Caso vuole che le prime persone che abbiamo contattato per il dibattito fossero entrambe donne, ma nessuna delle due era disponibile a partecipare in presenza nel periodo scelto. Una di queste probabilmente sarà invitata in futuro, e un’altra autrice presenterà un libro che tratta temi affini a giugno.

Noi facciamo informazione, e per farla non si può sentire sempre e solo una campana, e soprattutto non si può censurare un dibattito perché ci sono persone contrarie alle proprie posizioni. Ai dibattiti si partecipa portando le proprie posizioni, non si cerca di cancellarli così come negli ultimi tre anni i media hanno cercato di cancellare e censurare ogni posizione contraria al greenpass e alla vaccinazione.

L’iniziativa tratterà inoltre il tema delle speculazioni in campo medico e degli aspetti economici che ne discendono, un argomento che ci sta particolarmente a cuore.

Per noi chiunque decida di sottoporsi a un trattamento medico deve essere libero di farlo, ma perché la sua scelta sia davvero libera e consapevole, occorre prima che abbia una conoscenza approfondita dei rischi e benefici, dei costi, e delle conseguenza sul breve e sul lungo termine. Senza questa conoscenza, non esiste alcuna libera scelta.

Va anche sottolineato che alle nostre iniziative hanno partecipato e continuano a partecipare persone di entrambi i sessi e di ogni orientamento sessuale; non siamo a conoscenza se abbiano partecipato anche persone transgender, ma la cosa non ci avrebbe minimamente disturbato, anzi; tra l’altro, i referenti attuali del movimento sono 4 di sesso femminile e 1 solo di sesso maschile; perciò respingiamo in modo particolare ogni accusa di essere misogini od ostili al mondo LGBT.

Nel film in questione parlano uomini, donne e anche transgender di entrambi i sessi.

Per parlare di vaccini avremmo dovuto per forza far parlare solo medici vaccinati? Per parlare di 5G bisogna invitare per forza gli installatori e i progettisti delle antenne? Dovrebbero esistere solo ginecologhe femmine?

Non si comprende perché solo su questo argomento debbano valere delle regole che non valgono per qualunque altro argomento.

L’informazione è informazione se veicola della conoscenza, a prescindere da chi sia a veicolarla, purché non abbia conflitti di interesse economico, e non è questo il caso.

Vi suggerisco quindi di partecipare e di portare nel dibattito le vostre perplessità in modo civile, rispettoso e nonviolento. Ogni persona è benvenuta al nostro centro culturale e pensiamo che il confronto e le diverse posizioni non possano che arricchire il dialogo.

Cordiali saluti,

il Coordinamento Libertà Livorno