Resoconto udienza su caso Assange del 20 febbraio

Resoconto udienza su caso Assange del 20 febbraio

Premessa

La seguente è una traduzione non ufficiale dei resoconti dell’ udienza del 20 febbraio presente sul sito Assange Court Report.

La traduzione è fornita come semplice supporto per chi abbia difficoltà con l’inglese e tutti i diritti restano in capo agli autori del suddetto sito.

Si declina ogni responsabilità per gli errori presenti nella fonte e per eventuali errori di traduzione.

Si ringrazia Marianna Marrocco per la gentile concessione della fotografia pubblicata nell’articolo.

Resoconto del 20 febbraio – mattina

La difesa di Assange sostiene che le accuse sulla base dell’Espionage Act sono “al 100% politiche”

Centinaia di manifestanti a sostegno di Julian Assange si sono riuniti stamattina fuori dalla Royal Court of Justice di Londra, per ciò che, per l’editore di Wikileaks, potrebbe rappresentare l’ultima occasione per portare le proprie argomentazioni contro l’estradizione in un’aula di tribunale del Regno Unito. Assange sta affrontando un procedimento penale senza precedenti da parte degli USA, in virtù dell’Espionage Act del 1917, che si concentra sulle pubblicazioni di WikiLeaks del periodo 2010-2012.

L’udienza in due giorni di questa settimana ha avuto luogo per richiedere la possibilità di appello ai punti rigettati dalla Westminster Magistrates Court a gennaio 2021, nonché all’ordine di estradizione firmato a giugno 2022 dall’ex-Segretario per gli Affari Interni del Regno Unito, Priti Patel. Tali questioni, messe da parte in una fase abbastanza preliminare di questi procedimenti per l’estradizione, comprendono il dubbio se il procedimento penale degli USA abbia motivazioni politiche e il probabile impatto sulla libertà di stampa.

È stato dichiarato che Assange fosse indisposto e non in grado di partecipare di persona né in collegamento video per l’udienza di oggi, nella quale il suo team di avvocati sta chiedendo a due giudici dell’High Court – Dame Victoria Sharp e l’Honourable Mr. Justice Jeremy Johnson KC [ndt: King’s Counsel, un avvocato britannico di alto rango] – di concedere un nuovo appello.

Barrister Edward Fitzgerald KC ha concentrato le motivazioni sul fatto che l’estradizione avrebbe motivazioni politiche e ha fornito esempi di casi collegati allo spionaggio in cui l’estradizione è stata negata proprio perché le accuse ricadevano nella fattispecie dello spionaggio, il quale – ha detto alla Corte – è “in tutto e per tutto un reato politico”, e l’estradizione su tali basi è proibita ex articolo 4(1) del UK-US Extradition Treaty del 2003 [ndt: l’accordo sull’estradizione tra Regno Unito e Stati Uniti del 2003]. Concedere l’estradizione in queste circostanze costituirebbe “un abuso di diritto” [ndt: malafede processuale], ha affermato.

“Sarebbe un grosso salto affermare che questa tutela vecchia di secoli, integrata in ogni accordo sull’estradizione tra Regno Unito e Stati Uniti, sia stata sostituita in silenzio”.

Fitzgerald ha sottolineato le dichiarazioni fatte dai politici e dai funzionari governativi USA, sostenendo che indicano la motivazione politica dietro all’estradizione, ricordando alla corte che “Mike Pompeo ha definito WikiLeaks un’agenzia di intelligence ostile non statale”. Ha inoltre suggerito che il District Judge non potrebbe aver determinato in modo ragionevole che una simile descrizione di WikiLeaks fosse di scarsa rilevanza.

Mark Summerc KC, altro membro del team difensivo di Assange, ha successivamente sostenuto che le rivelazioni di WikiLeaks hanno messo in luce atti criminali a livello statale, il che è esso stesso un atto politico. Non c’era dubbio che le pubblicazioni avessero rivelato crimini del massimo livello di importanza e che avessero, per certi versi, prodotto cambiamenti nelle situazioni a esse legate. Le prove fornite alla District Court da individui come Daniel Ellsberg e Noam Chomsky hanno mostrato in modo evidente che Assange ha una chiara filosofia politica.

Ha proseguito spiegando che tale posizione [politica] è avversata dal governo degli USA, facendo riferimento a interferenze documentate [degli USA] nei tentativi di garantire la responsabilità per torture perpetrate da altre nazioni, tra cui Polonia e Spagna, e l’opposizione alle indagini del Tribunale internazionale dell’Aia. Questo, ha sostenuto, aiuta a dar conto della “sostanziale malevolenza” dell’accusa, che può essere spiegata esclusivamente come una forma di ritorsione.

Questo comportamento, ha detto Summers, è stato portato all’estremo, con la discussione di attacchi contro Assange al livello più alto del governo USA. “Lo stesso Donald Trump ha richiesto che gli proponessero alternative su come farlo”, ha affermato.

L’udienza è stata sospesa per il pranzo alle 14.00 del pomeriggio.

Il caso continua.

Tocca qui per l’articolo originale in lingua inglese.

Resoconto del 20 febbraio – pomeriggio

La corte viene informata che in caso di estradizione, Assange potrebbe essere condannato a morte

“La stampa dovrebbe essere in grado di pubblicare ciò che sa,” ha detto Mark Summers KC all’inizio della seduta in tribunale di questo pomeriggio, sostenendo che il giudice originariamente preposto a questo caso ha commesso un errore fondamentale sottovalutando l’elemento inedito e il pericolo dell’azione penale degli USA nei confronti dell’editore di WikiLeaks Julian Assange.

L’azione penale contro un giornalista ed editore in virtù dell’US Espionage Act, ha sostenuto Summers, è stata così inaspettata e insolita da costituire una violazione dell’art. 7 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo [ndt: d’ora in poi “CEDU”], che protegge gli individui da accuse arbitrarie o impossibili da prevedere.

Il pericolo posto dal procedimento penale contro Assange – ha continuato Summers – nei confronti dei diritti riportati dall’art. 10 (libertà di espressione) è sostanziale. Ha fatto notare che il giudice della corte minore aveva sentito testimonianze da parte di figure autorevoli riguardo alla pratica di ottenere e rilasciare informazioni classificate negli USA (niente di terribilmente inconsueto dal punto di vista giornalistico), senza alcuna azione penale per tali azioni. Considerando questo, il procedimento penale contro il fondatore di WikiLeaks “oltrepassa nuove frontiere in ambito legale”.

Summers ha poi analizzato la rilevanza in questo caso dell’art. 10 della CEDU. Importante l’attenzione posta sul fatto che i precedenti legali della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (ECHR) di Strasburgo (alla quale, a tempo debito, potrebbe essere fatto appello per questo caso di estradizione) riguardo ai “whistleblowers” [ndt: informatori] si è evoluta moltissimo durante l’ultimo decennio, e che la legge del Regno Unito non si è ancora adeguata.

Ha sostenuto che, se il caso della fonte di WikiLeaks Chelsea Manning fosse stato portato di fronte alla Corte di Strasburgo oggi, quest’ultima l’avrebbe probabilmente riconosciuta come “whistleblower”, degna di ricevere tutele legali. Pubblicare informazioni trapelate riguardo alla sicurezza nazionale sarebbe legale perché “protetto dai principi sulla libertà di parola universalmente riconosciuti”, ha affermato.

Ripercorrendo alcuni dei criteri utilizzati dalla ECHR durante importanti casi di “whistleblowing” che gli sono stati sottoposti negli ultimi anni, Summers ha sostenuto che Chelsea Manning fosse “guidata dalla coscienza” e che svelare crimini di stato costituisca “il massimo livello dell’interesse pubblico”. Se Chelsea Manning fosse riconosciuta come whistleblower ai sensi dell’attuale giurisprudenza legata all’art.10, diventerebbe evidente che la pubblicazione di tali rivelazioni sarebbe altrettanto protetta.

La giudice Dame Victoria Sharp si è intromessa per chiedere se [Summers] avesse precedenti pronunciamenti della corte a supporto per la istanze di protezione dei whistleblower in casi in cui siano state rivelate fonti governative, data la pubblicazione di comunicazioni non classificate presenti in questo caso. Mark Summers KC ha risposto che la ECHR avrebbe probabilmente emesso un giudizio specificamente legato al contesto per questo caso, e che è stato un “evidente errore legale” del District Judge la scelta di non bilanciare il rischio di danno alle persone con il pubblico interesse nel rivelare informazioni riguardo torture, incarcerazioni extragiudiziali e crimini di guerra.

Edward Fitzgerald KC si è poi apprestato a presentare la parte finale delle motivazioni per l’appello, che si è concentrata sulla possibilità di Julian Assange di ricevere un giusto processo negli USA. Citando le dichiarazioni fornite alla corte minore da Gordon Kromberg, pubblico ministero dell’Eastern District of Virginia, in cui Assange è stato incriminato, Fitzgerald ha detto “il governo degli USA ha affermato che Julian non sarebbe protetto dal Primo Emendamento della Costituzione americana”.

La giudice Sharp ha interrotto nuovamente per riportare le rassicurazioni diplomatiche fornite dal governo degli USA al punto che Assange potrebbe prima o poi essere trasferito in Australia per scontare la sua pena. Fitzgerald le ha ricordato che, perché questo possa accadere, è necessario che si “mantenga una custodia preventiva pre-processuale” e che Assange dovrebbe aver esaurito tutti le sue possibilità di appello, anche nel caso in cui l’Australia sarebbe lieta di accoglierlo.

Poi l’attenzione si è spostata sui problemi che, ha sostenuto il team di avvocati di Assange, il Segretario di Stato del Regno Unito non ha preso in considerazione nella sua decisione di consentire il proseguimento dell’estradizione. Queste includono la possibilità di ulteriori accuse a carico di Assange una volta arrivato negli USA, e la possibilità che sia “sottoposto alla pena di morte”.

Mark Summers ha fatto riferimento alla questione che Chelsea Manning è stata accusata – anche se non condannata – di tradimento (“aiutare il nemico”) e ha spiegato che, di conseguenza, Assange potrebbe per lo stesso motivo essere accusato di favoreggiamento nelle azioni di tradimento, un’accusa che prevederebbe la pena di morte. Pertanto “un’estradizione che espone l’imputato alla pena di morte è proibita in ogni circostanza dalla sezione 94 del UK-US Extradition Treaty”.

Mr. Justice Johnson ha dunque chiesto se il problema della pena di morte potesse essere superato dalle già presenti rassicurazioni diplomatiche. Summers KC ha risposto negativamente.

La seconda giornata dell’udienza si concentrerà sulla risposta a queste motivazioni da parte del governo degli Stati Uniti e del Ministero degli Interni del Regno Unito.

Il caso continua.

Tocca qui per l’articolo originale in lingua inglese.

Pubblicheremo appena possibile l’articolo con l’udienza del 21 febbraio 2024.