1° sondaggio tra gli esercenti livornesi

1° sondaggio tra gli esercenti livornesi

Premesse sul metodo e sulle finalità

L’idea di questo sondaggio è derivata dall’esigenza di riportare un equilibrio tra la finzione mediatica e la realtà di tutti i giorni, facendo emergere dalle parole vive dei cittadini la loro percezione e la loro opinione su tanti temi di attualità, riassumibili nelle categorie di: informazione, guerra in Ucraina, caro bollette, pandemia. Si è scelto di effettuare il sondaggio tra gli esercenti in quanto questa categoria è spesso lo specchio del Paese, sia per il suo contatto frequente con il pubblico, sia perché è generalmente la prima a subire gli effetti delle crisi economiche, sia perché è anche l’ultima frontiera (prima del consumatore) ad avere il potere di controllare i prezzi delle merci e quindi il prezzo finale al pubblico.

Per una scelta ben precisa, il sondaggio è stato condotto sempre dal vivo, a tu per tu con l’intervistato, in modo da poter mantenere costantemente un rapporto umano e consentire, al termine del questionario, il proseguimento di un dialogo più aperto, che lasciasse spazio all’approfondimento dei temi che vengono trattati in modo necessariamente sintetico nella fase di sondaggio.

Vale tra l’altro la pena sottolineare che la gran voglia di confrontarsi sui temi proposti ha spinto gli esercenti, nella stragrande maggioranza dei casi, a partecipare senza neanche domandare chi fossero i promotori del sondaggio e quale fosse la sua destinazione. Questo è emblematico dell’esigenza di questa categoria (e probabilmente di tutta la cittadinanza) di poter dialogare e condividere i propri pensieri, il proprio disagio e, in generale, essere ascoltati.

L’iniziativa è stata condotta in modo anonimo tra il 13 settembre e il 13 ottobre 2022, e i dati di tutti gli 80 intervistati sono stati aggregati in modo da non rendere possibile l’identificazione del singolo esercente. Non si è utilizzato un criterio preciso nella scelta delle tipologie di esercizi: si va dai tabaccai agli alimentari, dalle erboristerie ai negozi di abbigliamento, dai ristoranti ai ferramenta. L’unica esclusione necessaria è stata a carico delle cosiddette “catene di negozi”, per le quali quasi sempre il gestore è del tutto all’oscuro dei costi delle bollette e non ha voce in capitolo neanche sulla possibilità di opporsi o meno a certe politiche, come quelle imposte durante il periodo pandemico.

Su molti dei temi proposti, i risultati hanno evidenziato un livello di conoscenza e consapevolezza degli argomenti (ma anche di diffidenza verso i dati ufficiali) molto superiore alle aspettative.

Visto il successo dell’iniziativa, stiamo valutando la possibilità di ripeterla nei mesi di novembre e dicembre con altri esercenti.

Libertà Livorno invita altresì qualunque movimento o associazione abbia a cuore queste tematiche a portare l’iniziativa in altre città, mettendo a disposizione la lista delle domande e le tabelle da compilare.

Scrivete un’email a info@libertalivorno.it per qualunque domanda o per ricevere il materiale per il sondaggio in formato digitale.

A questo punto, passiamo a mostrare l’elaborazione grafica dei dati raccolti, con un breve commento a ogni domanda del sondaggio.

Domanda 1

Ecco la prima sorpresa: ancora ben il 37,5% degli intervistati si informa soprattutto con tv e giornali. La sorpresa non è però così grande se si considera l’efficacia della propaganda degli ultimi anni, portata avanti soprattutto dall’informazione unica di canali televisivi e carta stampata.

L’illusione che, al giorno d’oggi, tutti si informino su internet e che gli altri media siano in totale declino, dev’essere sfatata. Quei media giocano ancora un ruolo fondamentale e gioco-forza, per veicolare un messaggio è inevitabile avvalersi anche di quelli.

Il nostro sondaggio non ha tenuto conto dell’età media degli intervistati, anche se è abbastanza sicuro che tale rilevazione avrebbe confermato il trend che sono i più giovani a utilizzare prevalentemente internet.

Internet che è un intero mondo, molto più vasto e plurale, ma anche altrettanto manipolabile, se non di più, rispetto a tv e giornali. Almeno però in rete in questi anni è stato possibile trovare, magari cercando molto bene, informazioni in controtendenza rispetto al mainstream.

Domanda 2

Anche qui una piccola sorpresa. Persino escludendo le poche persone che ancora non avevano ricevuto la prima bolletta rincarata, è emerso ciò che in effetti si poteva prevedere, e cioè che esistono molte attività che non vengono intaccate dai rincari in bolletta, vuoi perché a bassissimo consumo (es. molte piccole boutique di abbigliamento e tabaccai), vuoi perché il loro fatturato è sufficientemente elevato da rendere poco rilevante un rincaro anche di 3-4 volte (es. alcune gioiellerie).

La domanda era appositamente posta in termini di oggettive difficoltà nel pagamento, quindi anche chi lamentava i rincari folli, se questi incidevano relativamente poco, ha onestamente risposto “no”.

Vale comunque sottolineare che i rincari riscontrati, alcuni persino mostrati bolletta alla mano, andavano dal 100% al 400%, con cifre davvero inimmaginabili.

Domanda 3

Gli esiti di questa domanda mostrano come il livello di disagio abbia raggiunto un punto tale che la gente è disposta a intraprendere misure di protesta come scioperi, dilazionamenti, diffide, pagamenti parziali.

Va però anche detto che molti, anche di quelli disposti a farlo, hanno avanzato dubbi sull’utilità degli scioperi, o sul rischio che i pagamenti parziali o la sospensione dei pagamenti possano portare allo slaccio delle forniture energetiche.

Per venire incontro a queste esigenze, abbiamo presentato la strategia messa in atto da IO NON PAGO insieme a OSA, ALI e FISI, che consiste nel togliere l’addebito diretto bancario, inviare reclami ai gestori ed eventualmente procedere a un tentativo di conciliazione tramite ARERA, l’authority per l’energia.

Per chi fosse interessato, a questo post sul nostro canale è presente il vademecum con tutta la documentazione necessaria.

Domanda 4

Ecco uno dei risultati più sorprendenti, specie se confrontato con le risposte della domanda n.1.

È innegabile che in questi ultimi mesi, tv e giornali (stavolta con qualche eccezione in più, rispetto al periodo pandemico) abbiano martellato a spron battuto perché passasse l’idea che fosse l’attacco della Russia in Ucraina del 24 febbraio 2022 ad aver provocato direttamente gli aumenti in bolletta.

Vuoi per scetticismo, vuoi per una più corretta informazione, la stragrande maggioranza degli intervistati era al corrente che le cose non stavano così, e che gli aumenti erano iniziati già da prima dell’invasione di febbraio 2022.

Rileviamo con soddisfazione come la propaganda, su questo tema, abbia fatto un po’ cilecca. Sarà l’effetto boomerang delle menzogne, ormai emerse con forza come tali, con cui governi e mainstream ci hanno bombardato negli ultimi due anni?

Ci auguriamo che la sana diffidenza e la spinta a trovare la verità dilaghino sempre più tra i nostri concittadini.

Domanda 5

Qui la sorpresa è minore, perché già alcuni sondaggi a livello nazionale avevano rilevato il trend.

Gli italiani non sono dei guerrafondai. Sarà che le guerre le abbiamo sempre perse, sarà che siamo abituati a farci gli affari nostri, sarà che dopo 70 anni di occupazione militare USA nel nostro paese e 1 anno e mezzo di militari-becchini e generali-vaccinatori non ne possiamo più di vedere tute mimetiche e ciò che si portano dietro.

Ciò che lascia amareggiati, per non dire infuriati, è lo scostamento incolmabile tra ciò che vuole il popolo e le decisioni che vengono prese (sarebbe meglio dire “eseguite”) da chi è stato eletto. La linea politica sul tema della guerra del nuovo governo Meloni è, almeno per il momento, in totale continuità con quella del precedente governo Draghi.

Oltre a ciò, è bene sottolineare come anche su questo tema la Costituzione sia del tutto ignorata. Dopo aver dimenticato per oltre due anni l’art. 32, stavolta tocca all’articolo 11. E non solo stavolta, a dire il vero, visto il nostro coinvolgimento diretto in quasi tutti i grandi conflitti degli ultimi decenni.

Domanda 6

Si dice che quando si tratta di soldi, la gente si dimostra sempre più sveglia. Sia come sia, anche su questo tema, gli italiani dimostrano una certa lucidità.

A dirla tutta, per non vedere questa verità è necessario vivere davvero in un mondo parallelo.

Quando hai rapporti commerciali con una nazione, è evidente che sanzionarla provochi dei contraccolpi anche nella tua stessa nazione.

Domanda 7

Il 73,75% degli esercenti italiani non è più disposto a sottostare alla logica recessiva del lockdown.

Certo, è bene specificare che i motivi di questo plebiscito sono di molteplice natura: la maggior parte lamenta il fatto che di sacrifici ne sono stati fatti già abbastanza, qualcuno conferma la posizione che già aveva tenuto anche durante il precedente lockdown, e solo pochi dichiarano di aver compreso che anche il precedente lockdown è stato un errore strategico, oltre che infondato dal punto di vista scientifico. Va infatti considerato che si è trattato di un lockdown parziale, con molte stupide eccezioni che, unitamente al fattore “altissima trasmissività” del SARS-COV-2, l’hanno reso del tutto inutile. Paesi che non lo hanno applicato hanno avuto andamenti dei contagi migliori del nostro, mentre gli unici risultati concreti li hanno ottenuti quei paesi dove il lockdown è stato davvero totale e correlato da una violenta repressione. Non quindi un modello a cui aspirare, ma quantomeno un tipo di gestione che ha sortito un qualche effetto. Sicuramente, l’Italia ha applicato restrizioni e repressioni tra le più forti d’Europa, e con i risultati peggiori.

Domanda 8

Dal confronto tra questa e la domanda precedente si nota come l’inganno del greenpass sia stato piuttosto efficace.

Il riferimento specifico a un dispositivo cosiddetto “di tutela sanitaria” fa sì che alcuni dei critici del lockdown non abbiano lo stesso atteggiamento di sfiducia nei confronti di questa misura, che ancora qualcuno vede come ragionevole.

Uno dei motivi principali è che ancora non è stato compreso quanto i tamponi (che erano un mezzo sufficiente per ottenere almeno il green pass “base”) siano oggi, e siano sempre stati, uno strumento del tutto inadatto a diagnosticare patologie, COVID-19 incluso.

A tale proposito, rimandiamo a questo articolo sul nostro sito, che approfondisce proprio la questione tamponi.

Domanda 9

Arriviamo alle ultime due domande, entrambe sul tema “vaccinale”. Per semplicità di comprensione, si è voluto definire “vaccinazione per il COVID-19” ciò che in realtà è una sperimentazione di una terapia genica.

Ed ecco che arriva una forte stoccata all’operato del governo, con circa 2/3 degli intervistati che ritengono di non essere stati informati a dovere sui rischi-benefici di questi sieri genici.

A prescindere dall’idea che si abbia di simili terapie, considerando la potente macchina mediatica e il martellamento costante su tutto ciò che riguarda il COVID, ci si sarebbe aspettati un’informazione abbondante e puntuale anche su ciò che è stata spacciata per la “soluzione definitiva”.

Il fatto che così tanti italiani sentano di non essere stati informati come si deve rappresenta l’assoluto fallimento del governo Draghi.

Domanda 10

In sintesi: le promesse non sono state mantenute. L’azione quasi miracolosa e la natura da “unica via di scampo” con cui erano stati prospettati i sieri genici si è rivelata per ciò che era: semplice marketing vuoto di contenuti e di profilo scientifico. Promesse da marinaio, previsioni sparate a casaccio proprio perché la natura stessa della sperimentazione, troppo affrettata, oltre che carente, impediva di fare previsioni (ma spingeva semmai a pensare al peggio, e così è stato). Del resto è di poche settimane fa l’ammissione pubblica di Janine Small di Pfizer su ciò che i meno distratti già sapevano fin dall’inizio, e cioè che i “vaccini” non sono mai stati testati dal punto di vista della capacità di fermare la trasmissione del contagio.

Senza contare che quasi tutti i vaccinati l’hanno provato sulla loro pelle, il fatto di ammalarsi nonostante la cosiddetta protezione. E i più attenti hanno notato come alcuni si sono ammalati anche gravemente, oppure sono morti con tampone positivo, nonostante il siero. E magari hanno pure visto come in realtà, anche nei maledetti “no-vax”, il decorso della malattia non sia stato poi tanto diverso.

Insomma, la bugia è stata smascherata.

Conclusioni

Che sia solo una fase di respiro tra una grave emergenza e la prossima, o un vero e proprio risveglio, questo sondaggio fa ben sperare nel futuro. Se davvero è possibile costruire un’immunità alla propaganda e alle menzogne, la campagna mediatica degli ultimi due anni è stato il miglior vaccino contro questo male socio-politico (ben più mortale del COVID-19).

E l’evento avverso più diffuso è che la gente non se le beve più.

-Gabriele Nannetti