“Il cerchio quadra” di Mauro Giolli – menzione speciale

“Il cerchio quadra” di Mauro Giolli – menzione speciale

“Il cerchio quadra” è il racconto che ha ricevuto una menzione speciale al concorso “La libertà ai tempi del COVID”, ed. 2022.

Facciamo i complimenti all’autore, Mauro Giolli, per l’impostazione del racconto sotto forma di ricordo da parte di un “superstite”, quasi una sorta di narrazione intorno al focolare domestico.

Trovate video e foto della premiazione a questo indirizzo.

Qui potete invece consultare il bando del concorso.

Il cerchio quadra, di Mauro Giolli

Il fuoco scoppiettava nel camino, e un vecchio seduto sul divano ammirava estasiato questa meraviglia della natura, quando il giovane che gli era accanto alzò gli occhi da ciò che stava leggendo e domandò: «Nonno, qui dice che c’è stato un tempo, quando ero molto piccolo, in cui una malattia che si diceva mortale portò alla chiusura della gente nelle case, al confinamento dei malati… soprattutto gli anziani, che morivano come mosche per effetto di un virus. Poi arrivò un vaccino e pian piano si risolse tutto. Tu ne sai qualcosa?»

Il vecchio lo guardò con affetto, ma appena il suo pensiero andò a quei tempi, fu preso internamente da un moto di rabbia; solo un balenare negli occhi, che però sorprese non poco il ragazzo. Infatti, il giovane lo conosceva come una persona pacata e tranquilla.

Rispondere a quella domanda, per il nonno, era qualcosa di simile a sentire il dolore di una vecchia ferita mai guarita del tutto, che a volte si ripresenta quando cambia il tempo. Sì, il vento era cambiato, e non si parlava più di quella esperienza. Nel frattempo ce n’erano state altre, alcune ugualmente faticose (se non peggiori), ma al momento si poteva godere di una relativa calma.

«Bene,» disse il nonno «ti parlerò di quel tempo e di quanto ci fu tolto e ancora ci viene tolto da chi ha manipolato e manipola le menti e le sorti del mondo.
Ho sempre percepito che la nostra società fosse impostata secondo un sistema dittatoriale. A noi occidentali era riservato un trattamento di favore che usavo definire come “una prigione con le sbarre d’oro, piena di comfort”.
Certo da preferire a quella orrenda grotta umida, buia e fetida che è toccata ai paesi del sud del mondo; ma sicuramente altra cosa rispetto alla vera libertà.»

Guardò fuori indicando un ampio recinto che si perdeva a vista d’occhio.

«Vedi, è un po’ come per i nostri cavalli: nel recinto hanno cibo e spazio in abbondanza, se occorre vengono curati, ma altra cosa è vivere in una prateria sterminata, senza confini. Molti di loro sono nati e cresciuti in cattività come i loro genitori, per cui probabilmente credono che il loro orizzonte sia questo e ci vivono bene. Ma la libertà è un’altra cosa.
Sicuramente è più faticosa, e va scelta consapevolmente, perché richiede molto impegno.
I nostri cavalli sono abituati a essere accuditi, si fidano di noi e per questo fanno quello che chiediamo loro; o meglio ciò che gli “imponiamo”.
Così ci siamo comportati anche noi esseri umani, da sempre. C’è un padrone che pensa a noi, e noi lo seguiamo. O almeno la maggior parte di noi.»
«Noi però vogliamo bene ai nostri cavalli,» disse il giovane.
«Certo,» rispose il nonno «ma non è lo stesso rapporto che hanno i potenti del mondo verso la mandria umana. Questo fu molto chiaro proprio all’epoca della “pandemia”.
Fu inventata una malattia mortale basata su un virus che in verità era facilmente curabile e su questo si costruì una narrazione fatta per terrorizzare le folle e costringerle a fare cose che altrimenti non avrebbero mai accettato di fare.
Misero gli uni contro gli altri, e i malati furono abbandonati a se stessi anche se in apparenza sembrava si facesse tutto per il loro bene. Furono ordinate vaccinazioni coatte di fasce ampie della popolazione con sieri mai testati e tossici, che usarono perfino su bambini e donne in gravidanza. Anche sui giovani come te, che non erano a rischio per la malattia. Così furono provocati milioni di morti: da un lato perché si impedì di curare i malati, dall’altro per effetto dei sieri tossici.
Si costrinsero le persone a indossare inutili mascherine con la scusa che proteggevano dal virus, si obbligò la gente a lunghi periodi di confinamento che provocarono morte, depressione e soprattutto… paura dell’altro.»
«Ma nonno, possibile che nessuno si ribellò? Che ne fu della libertà al tempo del covid?»
«Nessuno si ribellò? … Già, lo so, non c’è scritto niente nei tuoi libri. Per la storia ufficiale è filato tutto secondo i piani, con il consenso del popolo… ma non è andata così.
Milioni di persone si mossero nel mondo con manifestazioni di piazza, con il rifiuto di seguire regole inique. Questo ora viene taciuto dal potere, viene nascosto perfino alla storia; ma siamo ancora in troppi, noi testimoni oculari, perché possa andare nel dimenticatoio.
Da sempre la storia la raccontano i vincitori, ma prima o poi emerge anche quella dei vinti.
La libertà, alla fine, è quella che ti senti dentro.
Quanti limiti e quanti lacci, quanti steccati ci costruiamo perché abbiamo paura della libertà. Quante gabbie innalziamo, più o meno consapevolmente, solo per rimanere prigionieri di noi stessi.
Perciò ragazzo mio, ti dico che la libertà al tempo del covid non ha avuto altro limite che quello dato dalle nostre paure, dai nostri condizionamenti, dalla nostra incapacità di vedere oltre. Così era allora, e così è ancora oggi.»

Dopo una lunga pausa di silenzio, aggiunse ancora, con la stessa solennità di un umile testamento: «Resta vigile ragazzo mio, apri la tua mente all’oltre, perché circolerà sempre un virus mortale: quello della paura e dell’inconsapevolezza.»
Il fuoco sembrava spegnersi oltre il vetro mobile che proteggeva dalle scintille del camino, quando improvvisamente la porta si aprì. Dall’esterno entrò un refolo di vento che si insinuò in una fessura lasciata appositamente per portare ossigeno al fuoco.
Questo, come rinfrancato, prese vigore e tornò ad essere allegro e potente.
Rivolgendosi al nipote, il vecchio disse: «vedi, c’è sempre una fessura attraverso cui, quando meno te lo aspetti, il fuoco riprende vigore. Basta un refolo di vento.

Quel vento… è la libertà.»

 

editing a cura di Gabriele Nannetti